N.inv. Pigorini/ Serie W
71962 / HT Wa 1408
Il nodulo pendente ad un foro 71962 / HT Wa 1408 reca l’impronta di sigillo “Due capre selvatiche al galoppo” (Del Freo 2002-2003, 63).
Esso reca un segno in Lineare A sul lato A.
AB 77/ KA
Anche il sillabogramma AB 77/KA ricorre da solo sui one-hole hanging nodules n. inv. 71963 e n. inv 71962; potrebbe essere una abbreviazione per un prodotto, anche se sulle tavolette il più delle volte ricorre in relazione a persone (etnico, nome di mestiere, titolo), e potrebbe avere anche valore di ideogramma, come nella rondella Wc 3013, in cui è utilizzato con valore acrofonico e ideografico (Perna 2000, 212; Negri 2002-2003, 99, Montecchi 2019, 284-285).
Come la quasi totalità delle cretule, il nodulo proviene dal Quartiere Nord-Ovest della Villa; probabilmente in origine conservati al piano superiore, crollato a seguito dell’incendio che la distrusse, sono stati ritrovati nel vano 13, per questo battezzato “la stanza dei sigilli” e nell’area del portico 11 (Halbherr 1903, 30; Levi 1925, 73; per i luoghi di provenienza dei documenti amministrativi cfr. Militello 1988, 1992, 2001, 2011).
Misure 2.8 cm x 1.45 cm x 1.45 cm.
Scriba —
L’impressione di sigillo HT 79 è attestata su 43 supporti; tre al Museo Pigorini (Del Freo 2002-2003,62).
Il motivo raffigura due capre, un maschio e una femmina, che cozzano la testa, nello schema del “galoppo volante”. Il sigillo recante le due capre/antilopi al galoppo doveva essere di un importante funzionario, l’impronta, infatti, è compatibile con quella di un anello in oro (Weingarten 1988, 106).
La capra, nell’iconografia minoica, è un animale molto diffuso; esso ricorre come agrimi, la capra selvatica cretese in ambito sacro-religioso come sacrificio e come accompagnatore delle divinità, simbolo di fertilità e del mondo naturale, percepito come parte integrante del paesaggio cretese, e nell’ambito di scene di caccia, come predatore e come preda (Blakolmer 2016, 105-107). Lo schema del “galoppo volante” qui utilizzato è un espediente utilizzato per trasmettere la potenza e la velocità dell’animale, raffigurando il suo corpo di profilo e in allungamento; esso è di matrice egea, originatosi nella glittica MM, con tutte le sue varianti, si diffonde poi in Egitto, Siria, Cipro e continuerà nell’arte micenea fino al TM IIIB (Crowley 1977, 107-111).
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