N.inv. Pigorini/ Serie W
71979/ HT Wa 1830
Il nodulo pendente a un foro 71979/ HT Wa 1830 reca l’impronta di sigillo “complessa scena di culto” (Del Freo 2002-2003, 69; Albertini et alii, 12).
Il nodulo reca iscritto un segno in Lineare A sulla faccia C
A 301/JO?
Ricorre spesso singolarmente su noduli pendenti, il suo significato è sconosciuto, ma potrebbe essere in relazione con le pratiche burocratiche realtive all’industria tessile (Weingarten 2017).
Nel corpus della lineare A sembra ricorrere in contesti di personale. Tuttavia, può anche essere associato a frazioni, MA non è chiaro se ricorra sempre con lo stesso significato in vari contesti (TMT 321, Schoep 2003,138).
Il segno è attestato anche con una funzione di sillabogramma. Una probabile identificazione con B 36 / jo (?) è stata da tempo postulata sulla base di statistiche di ricorrenze e argomenti paleografici (Duhoux 1978; Facchetti-Negri 2003, 60-62).
Come la quasi totalità delle cretule, questo nodulo pendente a un foro proviene dal Quartiere Nord-Ovest della Villa; probabilmente in origine conservate al piano superiore, crollato a seguito dell’incendio che distrusse la villa, sono state ritrovate nel vano 13, per questo battezzato “la stanza dei sigilli” e nell’area del portico 11 (Halbherr 1903, 30; Levi 1925, 73; per i luoghi di provenienza dei documenti amministrativi cfr. Militello 1988, 1992, 2001, 2011).
Misura 2.25 x 1.5 x 1.25 cm
Scriba Wa 106
Impronta di sigillo HT 140, attestata su 6 supporti, ricorre una volta nel corpus del Pigorini.
Il motivo raffigura una scena di culto. Nella parte sinistra del motivo sono tre donne con gonne a balze, quella al centro è sensibilmente più grande delle due al suo fianco, e insieme muovo verso destra, in direzione di un recinto, dal quale spicca un albero, e davanti ad esso è una palmetta. Il terreno è reso da una linea dentellata, mentre il cielo è reso da linee ondulate (Del Freo 2002-2003, 69; Albertini et alii, 12). Inizialmente Levi aveva interpretato l’atteggiamento delle braccia delle figure come di danza (Levi 1925-26, 141), mentre per Crowley sarebbero piuttosto da ritenere nell’atto di un rituale (Crowley 2013, 351). Per l’identificazione del rituale potrebbe essere d’aiuto la raffigurazione dell’albero il quale manifesterebbe l’arrivo della divinità attraverso una cerimonia nell’ambito della quale sarebbe ritualmente trasportato all’interno del sacello (Marinatos 1993, 183). Anche la palmetta dinnanzi al sacello potrebbe essere riflesso di una ideologia religiosa, essa, infatti, risulta universalmente collegata al tema della rinascita, concetto che probabilmente riflette nella sua associazione ad altari e corna di consacrazione (Morgan 1988, 24).
Questa scena probabilmente era incisa su un sigillo in oro, ed è considerata una delle migliori prove di naturalismo minoico (Weingartem 1988, 106).
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